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Il palazzo nel quale è situata l’Antica Locanda Corte della Marchesa fu l’antica dimora degli Agnelli (famiglia che ricevette l’investitura feudale per le terre di Carbonara, Borgofranco e Bonizzo nel 1200) eretta intorno al 1400 per mano di Luca Fancelli (noto architetto dell’epoca dei Gonzaga, sua la torre dell’orologio in piazza Erbe a Mantova, il castello ducale di Revere e una parte di palazzo Te sempre a Mantova) poi passata ai Dalla Valle nel 1600.

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Veniva usata come "seconda casa" di campagna, per la villeggiatura e per tenere sotto controllo i vari possedimenti terrieri.

La mappa catastale allegata ad un atto notarile del 1800 (visibile nell’ingresso del ristorante) dà un idea precisa delle dimensioni ragguardevoli della dimora, al tempo completamente circondata da mura. L’entrata principale a sud, munita del “torrazzo”, si apriva sullo stradone che portava al fiume, mentre a nord una porta guardava dritta verso la facciata della Chiesa sopracitata.

Appena entrati c’era l’alloggio del giardiniere, proseguendo verso nord si entrava nell’androne colonnato del casino vero e proprio (lo stabile ancora oggi esistente), oltre il quale c’era il primo giardino, con stalle, granai, depositi per la legna e la casa del fattore. Passato un bugno (laghetto), sul quale si affacciavano altri fabbricati, si accedeva al secondo giardino, ben più ampio del primo, attraversato il quale si arrivava alla porta nord.

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Si narra di un antico passaggio sotterraneo che in origine partiva dal palazzo per sbucare all’interno della chiesa dell’Immacolata e Beata Osanna Andreasi (che proprio sulle rive del Po di Carbonarola, ebbe la visione che la fece decidere di votare la sua vita all’insegna della carità e completamente votata a Gesù Cristo) ; ancora nei primi anni del ‘900 si poteva alzare una lastra con un’iscrizione e vedere alcuni scalini che scendevano in un cunicolo.

Tracce ben visibili del passaggio del tempo le si trovano nell’attuale cantina, dove affiorano affreschi databili al 1400 e al 1600. Notevole il soffitto ligneo completamente dipinto con un motivo ornamentale nel quale è rappresentata la calendula, il fiore che spesso accompagna l’impresa dei Gonzaga, signori degli Agnelli che così vollero rendere omaggio. Nel piano superiore si trova un’ampia sala che conserva tutt’ora un soffito ligneo a carena di nave, del quale si trovano rari esempi in palazzi della stessa epoca.

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Il palazzo è stato abitato fino agli anni ’60 , subendo molte trasformazioni, vista la convivenza di anche quattro famiglie nello stesso tempo e l’uso dell’abitazione per il lavoro agricolo. Abbandonato poi per 40 anni e utilizzato unicamente come rimessa per trattori, stalla, pollaio e deposito di legna.

 

Dopo due anni e mezzo di restauri, siamo riusciti a riportare all’antico splendore il palazzo, riscoprendo le luminose pareti con pietre a faccia vista e recuperando il pavimento in cotto. Nella seconda sala, adiacente all’odierna cantina, è venuta alla luce una piccola “stanza” sotterranea, della quale non si conosce lo scopo per la quale fu costruita, ma che ha una particolarità : ogni volta che si alza il livello del Po, si riempie di acqua.

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